Migliaia di persone hanno partecipato ad una cerimonia dedicata ai loro bambini non nati. Nel Paese ci sono 2,1 milioni di aborti all’anno, su una popolazione di 82 milioni di abitanti. L’interruzione della gravidanza è considerata dalle autorità uno strumento per il controllo delle nascite. La casa di Phuoc Phuc, che ha salvato 60 bambini.
Ho Chi Minh City (AsiaNews) - Migliaia di buddisti hanno partecipato ad una cerimonia speciale dedicata ai loro bambini non nati, perché abortiti. Il fatto, avvenuto nella Tu Quang Pagoda di Ho Chi Minh City è in buona parte frutto degli sforzi degli attivisti cattolici “pro life”.
Erano più di 4mila i buddisti che hanno preso parte la giovedì scorso alla preghiera per i loro 9mila bambini non nati e per trovare pace. Ai presenti era chiesto di riferire onestamente quanti aborti avevano praticato. Una suora buddista, Thanh Lai, che aiutava a registrare i nomi dei bambini abortiti ha riferito che in cima alla lista c’era una donna con 20 gravidanze interrotte. “Ma - dice - è più allarmante che ci sono delle giovani che hanno fatto più di quattro aborti”.
Negli ultimi anni, la percentuale di aborti in Vietnam è in continua crescita. Secondo la Associazione vietnamita per la pianificazione familiare, il Paese ha una delle percentuali maggiori di aborti in tutto il mondo: ogni anno sono 2,1 milioni, su una popolazione di 82 milioni di persone. Il fatto è che l’aborto è stato considerato come la politica nazionale per il controllo delle nascite. E’ legale e viene praticato sia dagli ospedali che dalle strutture private. La facilità con la quale si ottiene il servizio, la pressione sulle donne incinta al lavoro e a casa sono comunemente indicate per spiegare l’altissima percentuale di aborti.
L’evento senza precedenti svoltosi alla pagoda Tu Quang ha avuto abbastanza eco sui giornali e alcuni media statali l’hanno commentato positivamente. Ciò probabilmente per le crescenti preoccupazioni per il benessere e la salute morale della società.
Il Thanh Nien Weekly, uno dei media statali che ha riferito l’evento, ha plaudito agli sforzi del venerabile Thich Giac Thien, il monaco capo della pagoda e ha anche intervistato medici delle maggiori strutture sanitarie della città. Tran Son Thach, medico all’ospedale Hung Vuong ha riferito di 18.600 casi di aborto nei primi nove mesi di quest’anno. Altri 21mila sono riferiti da Duong Phuong Mai, che opera all’ospedale Tu Du, nel quale “la percentuale di ragazze con meno di 19 anni è salita al 10 per cento degli interventi, rispetto al 5/7 per cento degli anni passati”.
Negli ultimi anni, attivisti cattolici “pro life” hanno cercato di coinvolgere i buddisti, che rappresentano l’80% della popolazione. “Queste attività – dice una di loto, Anh Tuyet, studentessa universitaria – non possono essere limitate all’interno dei cattolici”.
Ci sono diverse iniziative a favore della vita che i cattolici vietnamiti hanno condotto fra I non cattolici. Così nella città costiera di Nha Trang, un cattolico di 42 anni, Tong Phuoc Phuc, ospita in casa ragazze incinta che sono state allontanate dai loro genitori e non hanno posti dove andare. Come altre donne, si erano recate all’ospedale per abortire, ma hanno incontrato Phuc che le ha convinte a scegliere un alternativa. Lui stesso provvede aiuto e sostegno anche economico fino a quando alla nascita del bambino sono nuovamente accolte dai genitori.
In questo modo, negli ultimi quattro anni, ha salvato 60 bambini, 26 dei quail sono stati presi in casa con le loro madri. Il vescovo coadiutore di Nha Trang, Joseph Vo Duc Minh, loda calorosamente l’iniziativa di Phuc, “una grande iniziativa a favore della vita. Sono stato varie volte nella sua casa per incoraggiarlo e pregare con lui”. “In quella casa ho sperimentato il vero amore”, dice Nguyen Thi Ngoc Thao, madre buddista di due bambini, che era stata cacciata dal marito quando si era rifiutata di interrompere la sua gravidanza”.
Ho Chi Minh City (AsiaNews) - Migliaia di buddisti hanno partecipato ad una cerimonia speciale dedicata ai loro bambini non nati, perché abortiti. Il fatto, avvenuto nella Tu Quang Pagoda di Ho Chi Minh City è in buona parte frutto degli sforzi degli attivisti cattolici “pro life”.
Erano più di 4mila i buddisti che hanno preso parte la giovedì scorso alla preghiera per i loro 9mila bambini non nati e per trovare pace. Ai presenti era chiesto di riferire onestamente quanti aborti avevano praticato. Una suora buddista, Thanh Lai, che aiutava a registrare i nomi dei bambini abortiti ha riferito che in cima alla lista c’era una donna con 20 gravidanze interrotte. “Ma - dice - è più allarmante che ci sono delle giovani che hanno fatto più di quattro aborti”.
Negli ultimi anni, la percentuale di aborti in Vietnam è in continua crescita. Secondo la Associazione vietnamita per la pianificazione familiare, il Paese ha una delle percentuali maggiori di aborti in tutto il mondo: ogni anno sono 2,1 milioni, su una popolazione di 82 milioni di persone. Il fatto è che l’aborto è stato considerato come la politica nazionale per il controllo delle nascite. E’ legale e viene praticato sia dagli ospedali che dalle strutture private. La facilità con la quale si ottiene il servizio, la pressione sulle donne incinta al lavoro e a casa sono comunemente indicate per spiegare l’altissima percentuale di aborti.
L’evento senza precedenti svoltosi alla pagoda Tu Quang ha avuto abbastanza eco sui giornali e alcuni media statali l’hanno commentato positivamente. Ciò probabilmente per le crescenti preoccupazioni per il benessere e la salute morale della società.
Il Thanh Nien Weekly, uno dei media statali che ha riferito l’evento, ha plaudito agli sforzi del venerabile Thich Giac Thien, il monaco capo della pagoda e ha anche intervistato medici delle maggiori strutture sanitarie della città. Tran Son Thach, medico all’ospedale Hung Vuong ha riferito di 18.600 casi di aborto nei primi nove mesi di quest’anno. Altri 21mila sono riferiti da Duong Phuong Mai, che opera all’ospedale Tu Du, nel quale “la percentuale di ragazze con meno di 19 anni è salita al 10 per cento degli interventi, rispetto al 5/7 per cento degli anni passati”.
Negli ultimi anni, attivisti cattolici “pro life” hanno cercato di coinvolgere i buddisti, che rappresentano l’80% della popolazione. “Queste attività – dice una di loto, Anh Tuyet, studentessa universitaria – non possono essere limitate all’interno dei cattolici”.
Ci sono diverse iniziative a favore della vita che i cattolici vietnamiti hanno condotto fra I non cattolici. Così nella città costiera di Nha Trang, un cattolico di 42 anni, Tong Phuoc Phuc, ospita in casa ragazze incinta che sono state allontanate dai loro genitori e non hanno posti dove andare. Come altre donne, si erano recate all’ospedale per abortire, ma hanno incontrato Phuc che le ha convinte a scegliere un alternativa. Lui stesso provvede aiuto e sostegno anche economico fino a quando alla nascita del bambino sono nuovamente accolte dai genitori.
In questo modo, negli ultimi quattro anni, ha salvato 60 bambini, 26 dei quail sono stati presi in casa con le loro madri. Il vescovo coadiutore di Nha Trang, Joseph Vo Duc Minh, loda calorosamente l’iniziativa di Phuc, “una grande iniziativa a favore della vita. Sono stato varie volte nella sua casa per incoraggiarlo e pregare con lui”. “In quella casa ho sperimentato il vero amore”, dice Nguyen Thi Ngoc Thao, madre buddista di due bambini, che era stata cacciata dal marito quando si era rifiutata di interrompere la sua gravidanza”.